Velia è il nome che i romani diedero alla colonia greca di Elea, fondata intorno al 540 a.C. dai profughi di Focea, città greca dell’Asia Minore, caduta sotto il dominio persiano ad opera di Ciro.
L’area in cui sorse la città, scelta dai Focei proprio perché ricordava la madrepatria, è caratterizzata da un promontorio che in antico si protendeva sul mare, dove sono state individuate le prime tracce dell’età del bronzo. Qui, in età storica, si ebbe il primo insediamento greco - coloniale, poi la città si estese verso il basso e furono creati i quartieri di abitazione sia sul versante settentrionale, sia su quello meridionale.
Anche con Roma, Elea, divenuta Velia, trattenne rapporti commerciali, politici, culturali, senza perdere la sua autonomia, ma anzi diventando apprezzata meta di soggiorno.
Un noto evento è quello della fuga di Bruto in seguito all’uccisione di Cesare: egli si rifugiò a Velia e Marcantonio invece di entrare nella città lo aspettò al largo, rispettando l’autonomia della città.
Grazie al suo clima mite e alla sua ricchezza, essa ospitò notevoli personalità romane tra cui: Cicerone (che amava tantissimo Velia per la bellezza delle sue coste e per la sua classe politica “illuminata”), Paolo Emilio e Orazio. Velia aveva ospitato inoltre Senofonte di Colofone e dato i natali a Parmenide e Zenone, fondatori della Scuola Eleatica.
Fu anche sede di una scuola di medicina: la Scuola Medica Salernitana fu la diretta discendente della Eleatica, perpetuando nei secoli i suoi principi ispiratori.
Nel Parco Archeologico della città si visitano le mura (sono evidenti le due fasi costitutive del V e del IV sec. a.C.) con la bella Porta Rosa (il cui arco a tutto sesto, del IV sec. a.C. dimostra che i Greci conoscevano già a quell’epoca l'uso dell'arco che non fu, quindi, un’invenzione etrusca), la via Sacra, l’agorà, il basamento di un tempio ionico sull’Acropoli e del teatro di età ellenistica con la scena rifatta in epoca romana.
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Per chi volesse avere una visione più approfondita dello stesso periodo storico, il Museo Archeologico di Palinuro conserva i corredi della necropoli palinurese del V secolo a.C. , costituiti da vasi indigeni con decorazioni geometriche sul modello di quelli ritrovati a Sala Consilina.