Bosco è un borgo noto per essere stato centro attivo e partecipe dei moti del Cilento del 1828. Qui, infatti, scoppiò una sommossa seguita da una feroce repressione: il re Francesco I di Borbone ordinò in un proclama la distruzione senza possibilità di ricostruzione dell’intero paese.
A memoria di questa pagina di storia, il pittore Josè Garcia Ortega, amico e allievo di Pablo Picasso, che a Bosco ha soggiornato per lunghi periodi, ha voluto rievocare l'episodio della rivolta su mattonelle di ceramica, dove si legge"Historia dipinta di Bosco Capoluogo per tre volte incendiata e distrutta dai borbonici che invano tentarono di distruggere con le case e le strade anche l'amore per la libertà 1828, perchè per tre volte Bosco risorse più fiera e più bella e nel verde di fronte al mare pronta a battersi per la libertà".
San Giovanni a Piro è un altro tipico centro cilentano protagonista, come già Bosco, di una lunga storia, fatta di monaci bizantini e basiliani, di insediamenti bulgari e di assalti di epoca murattiana, fino ai moti rivoluzionari risorgimentali e al successivo esplodere della questione meridionale e del brigantaggio.
Verso l’anno 990 d.C., i monaci basiliani provenienti dall’Epiro fondarono, in località Ceraseto - così denominata perché all’epoca ricchissima di piante di ciliegio - l’Abbadia di S. Giovanni Battista. Il Cenobio, diretto da illustri studiosi ed umanisti, fu uno dei più importanti monasteri del monachesimo greco dell’Italia Meridionale. Il territorio dove sorge il Cenobio, posto alle falde del monte, costituiva un rifugio sicuro e pressoché inattaccabile.
I frati basiliani cercarono subito di iniziarne la coltivazione, dando notevole impulso, oltre che a colture di ogni genere, anche all’industria armentizia, in modo da garantire al sorto cenobio una cospicua e necessaria risorsa economica che assicurasse una completa indipendenza ed una vita propria alla nuova comunità.
I monaci basiliani, oltre a servirsi dell’operosa attività della scarsa popolazione del vicino nucleo abitato, chiamarono sul posto anche numerosi coloni dei villaggi circostanti che ben presto si stabilirono anch’essi ai piedi del monte Bulgheria.
Un primo nucleo abitato degno di tale nome sorse sul territorio ove è oggi S. Giovanni a Piro, soltanto nei primissimi anni del X secolo, quasi sicuramente dopo la terribile distruzione della vicina Policastro del 915 ad opera dei Saraceni agropolitani. I numerosi policastresi scampati alla rovina decisero di abbandonare la costa e rifugiarsi in luoghi più sicuri e nascosti. La popolazione crebbe in modo notevole, nuove dimore furono costruite, ed il piccolo centro diventò ben presto un vero e proprio borgo che, traendo il nome dal titolo della vicina Abbadia basiliana, cominciò a chiamarsi S. Giovanni a Piro. In epoche successive, la storia di S. Giovanni a Piro continua ad essere ricca di avvenimenti: tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300 fu roccaforte angioina durante la Guerra del Vespro contro gli aragonesi, poi, nella seconda metà del 1500, subì l’attacco dei pirati turchi.
In epoca risorgimentale, S. Giovanni a Piro, come Bosco, è protagonista dei moti del Cilento del 1828, pagina gloriosa e tragica della storia cilentana, testimonianza della forte vocazione antiborbonica del territorio.